Giuseppe Gallo

Ego

Non esiste sfondo nei quadri di Gallo, una sorta di impermeabile parete trattiene i duelli di segni che esplodono sulla superficie pittorica, tirata con colori che ricordano le astratte altezze siderali e le vertiginose profondità marine. Il quadro diventa il teatro di rappresentazione
di una arcaica belligeranza tra forze destinate a non placarsi mai, tra energie che possono essere evocate ma mai bloccate. Per questo l’artista usa un linguaggio tra l’organico e il figurale, tra l’informale e una sospettabile figuratività. Achille Bonito Oliva

Dono di Carlo Traglio.
Olio e gouache su tela, 1989, cm 196 x 224.

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Nato a Rogliano (CS) nel 1954. Vive e lavora a Roma.

Figlio di un pittore-restauratore, Giuseppe Gallo studia architettura e apprende l’importanza della materia proprio dal padre. Calabrese di origine, nel 1976 si trasferisce a Roma per stabilirsi nell’ex pastificio Cerere in via degli Ausoni, una delle più antiche fabbriche della città che dal 1905 ha fornito pasta e farina alla capitale fino al 1960, per divenire nel decennio successivo un luogo di ricerca e incontro tra artisti. Negli anni Ottanta, Gallo entra così a far parte del Gruppo di San Lorenzo, chiamato anche Nuova Scuola Romana, realtà che – accanto all’Arte Povera e alla Transavanguardia – rappresenta per ruolo e importanza la terza protagonista dell’arte contemporanea italiana. Gallo si dedica alla definizione di una nuova modalità di intendere l’immagine dipinta, dedicandosi al recupero e all’impiego di tecniche tradizionali come l’encausto, l’olio su tela e bronzi patinati. L’artista emerge per un ricorso esplicito alla figurazione, sia sotto forma di frammento che di citazione al passato. I suoi quadri si animano infatti di immagini e simboli dai colori accesi dove l’utilizzo di forme geometriche e minuziosi dettagli figurativi si stagliano su sfondi principalmente astratti.