“I segni sul corpo vengono fatti a scopo identificativo e di sicurezza. Quando le persone migrano da una regione all’altra, si vuole avere la certezza che quando vengono colpite da una calamità il loro corpo possa essere uno spazio attraverso il quale rintracciare le loro origini. Che sia solo il loro nome o l’intera storia della loro vita, a seconda dell’esperienza di ognuno. Questi segni si trovano anche nei sacchi, per lo stesso scopo. Come nella trasposizione di uno spazio, con la sua storia, a un altro. I due materiali, i sacchi e la pelle, con le loro storie, creano un linguaggio critico che ci restituisce una narrativa sullo sfruttamento del lavoro, sul trasferimento di valore, ma anche su come le società contemporanee possano ristrutturare la loro esistenza”.
Dono di Chiara Rusconi. Stampa C-Print su alluminio Dibond, 2014, cm 65 x 97,5. Ed. 2/3 + 2 AP.
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Nato nel 1987 a Tamale, Ghana, dove vive e lavora.
Attraverso l’impiego di materiali di uso comune – come legno, frammenti architettonici e tessuti – Mahama esplora i fenomeni della migrazione, della globalizzazione e della circolazione di persone e merci tra diverse nazioni, gettando luce sulla parte invisibile di questi movimenti. Quello che emerge nelle sue installazioni è l’idea di confine che trova il suo grado di espressione più alta nell’impiego dei sacchi di juta cuciti insieme e drappeggiati su imponenti strutture architettoniche. Simbolo dei mercati del Ghana, i sacchi vengono fabbricati in Asia e arrivano in Africa per trasportare merci alimentari e di altro genere (cacao, fagioli, riso, carbone). Strappati, cuciti e marcati da segni e informazioni, i sacchi sono il simbolo dei conflitti e dei drammi che si consumano da secoli all’ombra dell’economia globale. Nell’opera in mostra, i segni sul braccio femminile vengono fatti a scopo identificativo e di sicurezza, per poter eventualmente rintracciare la provenienza dei migranti, anche in caso di morte. Sono gli stessi segni che si trovano sui sacchi e hanno lo stesso scopo. Così i due materiali, i sacchi e la pelle, raccontano dello sfruttamento del lavoro e del valore delle merci, anche umane.