Emilio Isgrò

Le Tavole della Legge ovvero la Bibbia di vetro

“Sotto la cancellatura la parola non scompare, ma continua a brulicare con più forza. Non si cancella per negare il testo, ma per capirne meglio il significato, per accorgersi di che cosa c’era prima. È un modo per esaltare la parola, non per contestarla”.

Dono dell’artista. Cristallo curvato trattato con pigmenti, 1994, cm 160 x 160 x 90. In collaborazione con FIAM Italia.

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Nato nel 1937 a Barcellona di Sicilia (ME). Vive e lavora a Milano.

Poeta e pittore concettuale, ma anche romanziere, drammaturgo e regista, Emilio Isgrò ha dato vita a un percorso originale nell’ambito delle cosiddette seconde Avanguardie degli anni Sessanta. Conosciuto a livello internazionale per l’arte della “cancellatura” iniziata intorno al 1964 – che egli stesso definisce come un fatto filosofico e antropologico che rinforza la comunicazione dove apparentemente la nega – questo atto di eliminare parole e immagini da un libro stampato non per distruggerle, ma per preservarle, non deve essere infatti considerato solo come metafora nella sua pratica, ma come azione reale e concreta. Influenzato dalla vivacità della Poesia Visiva che in quegli anni andava diffondendosi in Italia, l’artista siciliano inizia a lavorare dapprima su stralci di quotidiani nei quali fa emergere significati estranei al contesto, per passare poi a testi di copertine realmente esistenti, enciclopedie, manoscritti, libri, mappe e film, sempre con l’intento di rinnovare il significato, ricercando attraverso il gesto della manipolazione un equilibrio tra l’elemento verbale e quello iconico.