“Tutto è contemplato nella mente senza meditazione. Facciamo una risposta molto complicata. Solo guardare un ramo fluttuante evoca risposte oggettive e non oggettive molto complicate. L’artista deve rallentare tutto questo, mentalmente. È questa esperienza mentale che rende possibile la rappresentazione della bellezza”.
Dono di Gian Marco e Letizia Moratti. Acrilico e grafite su tela, 1981, cm 183 x 183.
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Nata a Macklin, in Canada, nel 1912, muore a Taos, USA, nel 2004.
Pittrice canadese-statunitense, Agnes Martin è una delle poche donne che è riuscita ad emergere all’interno del clima della pittura astratta sviluppatasi nel secondo dopoguerra in America, e dominata principalmente da figure maschili come Mark Rothko e Barnett Newman. Cresciuta in Canada, si trasferisce a New York nel 1931 dove frequenta la Columbia University ed entra in contatto con il vivacissimo ambiente artistico, interessandosi al pensiero orientale, in particolare allo Zen. Attirata dalle sue bellezze naturali, si trasferisce poi a Taos, nello Stato del Nuovo Messico, dove resterà per il resto della sua vita. La sua produzione artistica – dominata da una concentrazione prolungata, un’immersione nella calma, e un’appropriazione del tratto – può essere suddivisa in due periodi: il primo, concluso attorno agli anni Sessanta con la geometria astratta, vede nell’utilizzo di forme biomorfiche il suo fulcro iniziale. Il secondo periodo, invece, si sviluppa utilizzando righe verticali e orizzontali e una gamma di colori ridotta e delicata. Decisiva è l’introduzione di strutture a griglia, viste come codificazione della bidimensionalità del supporto, nonchè risultato di un processo che registra il tempo richiesto da ogni dipinto per essere realizzato.