Velasco Vitali

Sbarco a Milano modellino

“La materia ha la capacità di modificare un’intenzione o di sottolinearne la forza. La mia scultura è nata dalla pittura, come una terza via per dilatare lo spazio del disegno, del dipinto, così via. Se utilizzo il cemento per modellare ho la sensazione di costruire, con conseguente libertà di distruggere, lo stesso succede anche con il piombo, il catrame e il ferro”.

Dono di Carlo Traglio. Ferro e lamiera, 2010, cm 200 x 20 x 10. Fotografia © Carlo Borlenghi.

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Nato nel 1960 a Bellano, in provincia di Lecco, città dove vive e lavora.

Figlio d’arte, Velasco Vitali inizia a dipingere sin da bambino, compiendo i suoi studi da autodidatta e interessandosi indistintamente a pittura, scultura e grafica. Con le sue opere – che si formalizzano in una visione pittorica e plastico-scultorea – l’artista comasco affronta principalmente temi socio-culturali a lui contemporanei come l’alluvione valtellinese del 1987 o il disastro di Chernobyl del 1986. Pur mantenendo un costante riferimento alla figura umana (soprattutto con un lungo lavoro sulla ritrattistica), nel tempo la sua pittura si evolve, aprendosi al paesaggio. La scoperta del Sud, in particolare della Sicilia, segna un momento importante nella sua riflessione sulle vedute dei porti mediterranei, facendo da contrappunto alla visione più analitica delle metropoli occidentali. L’incontro con la Sicilia avvicina Vitali anche alla scultura, che si serve di materiali caratteristici dell’abusivismo edilizio come ferro, catrame, cemento, piombo e rete metallica. Famosa a tal proposito è la sua serie dei cani realizzata a partire dal 2003. “Se l’abuso dal punto di vista della costruzione delle case, è perseguibile, nell’arte, invece, è un vantaggio, nutre la fantasia e l’ispirazione. Abusare di un pensiero o di un materiale significa sperimentare nuove idee e nuovi materiali”, afferma l’artista in un’intervista del 2016.

Velasco Vitali

Sbarco a Milano modellino

“Matter has the ability to modify an intention or to underline strength. My sculpture is born from painting as a third way to dilate the space of drawing, of painting, and so on. If I use cement to model, I have the sensation to build, with a consequent freedom to destroy; same happens with tar, iron and lead.”

Donated by Carlo Traglio. Iron and sheet metal, 2010, 20 x 200 x 10 cm. Photography © Carlo Borlenghi.

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Born in 1960 in Bellano, province of Lecco, city where he lives and works.

The son of an artist, Velasco Vitali began to paint as a child, studying as an autodidact with an interest in painting, sculpture and graphics. With his works – which are formalised both in a pictorial and a plastic-sculptural vision – the artist mainly deals with contemporary socio-cultural themes such as the Valtellina flood of 1987 or the Chernobyl disaster of 1986. While maintaining a constant reference to the human figure (especially in his major work on portraiture), over time his painting evolved, opening up to the landscape. The discovery of Southern Italy, Sicily in particular, marks an important moment in his reflection on views of the Mediterranean ports, acting as a counterpoint to his more analytical vision of Western metropolises. The encounter with Sicily would also bring Vitali closer to sculpture, making use of materials typical of illegal building practices, such as iron, tar, cement, lead and wire mesh. Famous in this regard is his series of dogs produced from 2003 onwards. “While illegal house-building is prosecutable, in art, instead, it is an advantage: it feeds the imagination and inspiration. Abusing a thought or a material means experimenting with new ideas and new materials,” the artist stated in an interview in 2016.