Pier Paolo Calzolari

D’après Capodanno (giallo)

“Credo che l’artista sia un sordomuto, con grandi facoltà di ascolto e di percezione. Quindi non so se sono – come ogni artista – sordo o iper-udente, se sono cieco o iper-vedente. Come facciamo a capire se questa scoria, questa specie di risultato, che è l’opera, deve rimanere fantasma, ologramma di sé, presenza, voce, cosa silente?”.

Dono dell’artista.
Foglie di tabacco Virginia, tubo fluorescente giallo, ferro, candela, trasformatore e dimmer box, 1982, cm 53 x 43 x 7.

Resume navigation

Nato nel 1943 a Bologna. Vive e lavora a Lisbona.

Stagnola, rottami, legni, detriti, oggetti quotidiani, ma anche neon, sale, foglie di tabacco, fuoco e strutture ghiaccianti, sono tra i materiali prediletti di Calzolari, quelli che gli permettono di evidenziare un principio di conciliazione degli opposti, invitando a una riflessione che coinvolge il valore mentale dell’opera. Legato al panorama dell’Arte Povera (termine coniato nella seconda metà degli anni Sessanta dal critico Germano Celant per definire il lavoro di un gruppo di artisti che utilizzano materiali “poveri” e non raffinati come cemento, eternit, ferro, plastica, ed elementi trovati e naturali, come terra e acqua), vede nell’arte un luogo di incontro tra forma, colore, oggetto e ambiente che, fluttuando da una dimensione all’altra, delineano una condizione dell’essere attraverso il loro incessante processo di trasformazione. Dalla pittura agli oggetti e le installazioni, sino alle performance, i video e i disegni degli anni Settanta, la sua arte è sempre intrisa di un desiderio di metamorfosi e da un’attenzione verso il processo alchemico, di trasformazione della materia. Le sue opere abbandonano il loro stato di inerzia per espandersi nell’ambiente, sino a delinearne una nuova dimensione spaziale e temporale.

Pier Paolo Calzolari

D’après Capodanno (giallo)

“I think that an artist is a deaf-mute, with great listening and perceptive faculties. Therefore, I don’t know if I am – like every artist – deaf, or highly-hearing, if I’m blind or highly-sighted. How do we know if this residue, or sort of result – the artwork – has to remain a ghost, a hologram of itself, a presence, a voice, a silent thing?” Donated by the artist. Virginia tobacco leaves, fluorescent yellow tube, iron, candle, transformer and dimmer, 1982, 43 x 53 x 7 cm.

Resume navigation

Born in Bologna, in 1943. Lives and works in Lisbon.

Aluminium foil, scraps, wood, debris, everyday objects, but also neon, salt, tobacco leaves, fire and ice-cold structures are among Calzolari’s favourite materials, those that allow him to highlight a principle of the reconciliation of opposites, inviting a reflection that also entails the mental value of the work. Linked to the panorama of the exponents of Arte Povera (a term coined in the second half of the 1960s by the critic Germano Celant to define the work of a group of artists who used ‘poor’ and unrefined materials such as cement, Eternit, iron, plastic and natural elements, including wood, earth and water), Pier Paolo Calzolari sees art as a meeting place between form, colour, object and environment which, by floating from one dimension to another, outline a condition of being through their incessant process of transformation. From his painting, objects and installations to his performance, video and drawings of the 1970s, his art has always been imbued with a sense of metamorphosis and an attention to the alchemical process of matter that leads his works to abandon their state of inertia and expand into the environment, to the point where they embrace a new spatial and temporal dimension.