Giorgio Griffa

Canone Aureo 628

“Sebbene io viva nella città della nebbia, ritengo la mia pittura mediterranea. Certo, sono un figlio dell’Occidente, ma penso sia necessaria l’apertura al pensiero orientale, come del resto è da Schopenhauer in poi, anche per capire meglio noi stessi e riflettere sui numerosissimi errori prodotti nella storia dagli occidentali. L’indeterminatezza dei segni, lo stesso non finito, il richiamo alla totalità, all’impersonalità ovvero alla non identità dei segni del mio lavoro, credo siano tutte connessioni possibili col pensiero orientale”.

Dono dell’artista. Acrilico su tela, 2016, cm 93 x 140. Fotografia © Giulio Caresio.

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Nato a Torino nel 1936, dove vive e lavora.

Animato da una forte passione per la pittura coltivata sin da bambino, Giorgio Griffa si laurea in giurisprudenza nel 1958 e inizia a praticare l’attività di avvocato. Nel 1960 sente la necessità di un nuovo apprendistato e si iscrive alla scuola privata del pittore astratto torinese Filippo Scroppo, sviluppando un’esperienza strettamente figurativa. Negli anni successivi, Griffa procede verso una progressiva sottrazione sistematica degli elementi rappresentativi, senza passare per la strada dell’astrattismo, sino a giungere ai primi lavori totalmente non rappresentativi. Tra il 1967 ed il 1968 l’artista pone infatti le basi del proprio linguaggio pittorico, elaborando un metodo di lavoro che caratterizza ancora oggi la sua pratica artistica nella quale ampie tele senza cornice e in materiale grezzo (juta, canapa, cotone e lino) sono segnate da percorsi di esili linee e aste di colore tracciate in senso verticale, orizzontale o diagonale secondo il carattere del non-finito, usando pennelli o spugne. Come ha affermato l’artista nel 1972: “Io non rappresento nulla, io dipingo”.