La realizzazione dell’affresco si colloca, con buona probabilità, tra il 1315, anno della celebrazione del capitolo generale degli Eremitani di Sant’Agostino a Padova, e il 1318, anno dello svolgimento di quello successivo presso la chiesa di Sant’Agostino di Rimini. Celato sotto il controsoffitto realizzato nel 1719, riapparve in seguito al terremoto del 1916, permettendo il disvelamento, sotto l’intonaco settecentesco, anche degli affreschi del Trecento dell’area presbiteriale della chiesa.
Successivamente, venne smontato e ricomposto nella Sala dell’Arengo – unico ambiente sufficientemente grande per ospitarne le imponenti dimensioni – dove rimase custodito fino al 1944. Grazie al prof. Augusto Campana, fu trasportato presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini, salvandolo da una sicura distruzione a seguito dell’utilizzo da parte delle truppe di occupazione, in tempi di guerra, di ogni tipo di materiale combustibile per riscaldarsi.
Nuovamente collocato nella Sala dell’Arengo, vi è rimasto fino al 1985, “accompagnando” le sedute del Consiglio Comunale, per poi trovare collocazione presso il nuovo Museo della Città di Rimini, dove sarà trasferito all’interno di un percorso specificatamente dedicato alla pittura riminese del Trecento.